venerdì, novembre 03, 2006

Il Salone a mente fredda.


Il fatto che quelli di Slow Food abbiano perso l'aurea dei santi, e siano stati collocati, nella piu' corretta categoria degli "imprenditori rampanti" (di successo), non sconvolge ormai piu' di tanto; bisogna infatti ammettere, senza ombra di dubbio, che il Salone del Gusto e' tra gli eventi piu' riusciti dell'anno. Aggiungerei in crescita. Centomila persone almeno hanno affollato le varie vie dei sapori predisposte al Lingotto.
Gia' dagli States, c'era grande attesa per "Terramadre".
Nuovi temi, si aggiungono a quelli finora cavalcati, com'era quello della Biodiversita'.
Ora abbiamo anche l' "eticamente corretto", il "fair product". E anche questo, per alcune aziende che smaniano di trovare un pretesto commerciale qualsiasi, diventera' uno di quegli argomenti cosi' come lo erano stati la tipicita' ecc... patacche insomma. E che giustamente devono stimolare il proprio senso critico.

E' pero' grazie a questo intento ethicallycorrect che si sono viste facce fantastiche di persone da ogni angolo del mondo, offrire le loro "opere d'arte" a migliaia di persone, me incluso, che volevano mettersi a posto la coscienza comprando la spremutina di arancia del chenneso', piuttosto che il dolcetto fatto con le povere mani del pastore del Peru', piuttosto che, ancora, il caffe' Hueuetenangotorrefattoalegnagraziealprogettonellecarceritorinesidellemolinetteecc ... ronf ronf....

Cosi' come, illuminanti piu' che mai, sono gli sguardi attoniti dei produttori "vecchi", quelli veramente Veri, sbigottiti di fronte a tutti quelli, sempre me compreso, che santificavano prodotti che fino a qualche anno fa erano senza alcuna considerazione, poveri. Penso a quelli che cavano da mille anni, non tanto lontano da noi, il Sale a Cervia, consapevoli piu' che mai che essere oggetto di una moda puo' fare miracoli.

Purtroppo, anche se si e' degli insider dall'inizio alla fine, non c'e' mai il tempo e forse la voglia di dare una bella occhiata in giro, e vedere l'evento con gli occhi dello spettatore.
Dal punto di vista del produttore, fa sempre un po' specie essere a casa del salvatore dei piccoli , che pero' mangia la pappa tutti i giorni grazie ai grandi ... ma anche questo ormai, cioe' passare davanti agli stand di Lavazza, De Cecco, Berlucchi, facendo la battutona "ah! questo e' un piccolo artigiano!", non fa piu' ridere, fa parte del gioco.

Cosi' come bello deve essere il gioco che metteranno su gli amici di Eataly, a partire dai prossimi mesi, aprendo qua e la' per l'Italia delle cose come Outlet del Gusto, mega magazzini del buon cibo e vino, sullo stile di quelli che gia' si vedono da anni all'estero. Il progetto e' spettacolare, ristrutturare ambienti di archeologia industriale e trasformarli in piccole citta' dove si dovrebbe trovare il meglio per quanto riguarda ciboevino. Ristoranti, botteghe e a tema, pescheria, forno, enoteca, laboratori continui ecc... il paradiso insomma.
Peccato solo che per entrare ed essere fornitori ci sia da assumere quella classica postura che presuppone un retroinserimento poco piacevole.
Purtroppo infatti, per vedere i propri prodotti sugli scaffali, c'e' da dimenticare la propria etica commerciale, stracciare il listino e farsi guidare nelle condizioni amichevoli predisposte sul contratto che, se non mi sbaglio, si intitola "......" (porcavaccanonricordomalopostoappenalotrovo).

Gia' il fatto che anche una banca si sia preoccupata dei fornitori, non e' affatto un buon segno :-)



Ovviamente, il partner d'eccezione e' Slow Food, e quindi, tutto quadra.

Invidie e animi rivoluzionari a parte, l'importante e' che il prodotto enogastronomico locale, vero o, ahinoi, fintarello che sia, continui ad essere il punto d'arrivo di molte persone di qualsiasi estrazione sociale. Ovunque ci si muova e per qualsiasi motivo, cio' che commuove ancora (e spero ancora per molto tempo) e' sempre il frutto della terra-tradizione-uomo: non apprezzato come mero prodotto ma come portatore di una storia che ancora ci appassiona, ora piu' che mai perche', forse, c'e' bisogno di un ritorno alla "natura" in senso lato (storia-memoria-sensazioni gustative), che poi e' cio' che ci costituisce.

Segnalo, per quanto riguarda il Salone, un paio di interventi interessanti presi velocemente on line:
- teatronaturale
- quel mito di Paolo Marchi, che non dimenticheremo mai per il suo articolone su Il Giornale che citava (e questo non me lo dimentico neanche ....) "Reggio approfitta della crisi di Modena e si fa bella con il suo Aceto" ... una roba da xxxxx.
Da segnare il suo Blog: Marghi di Gola.










Mi scuso per averlo scippato brutalmente dalla sua newsletter.

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